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Province addio? Riflessi e riflessioni sui comuni

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Articolo in: - Comunicati  

Saronno

Giusepe Nigro 12/11/2013

Province addio? Riflessi e riflessioni sui comuni Giusepe Nigro
L'abolizione delle Province è ritornata di attualità. Il ministro Del Rio ritiene che entro dicembre 2013 si debbano assumere decisioni definitive per evitare che a primavera 2014, l'80% delle province ritorni al voto e si rinnovi un organismo di cui si ritiene si possa fare a meno. L'obiettivo è quello di contenere la proliferazione di un ceto politico non necessario e dare, così, una prima significativa sforbiciata ai "costi della politica" e alla spesa improduttiva della Pubblica Amministrazione.
 

Sprechi e inefficienza della PA che per varie ragioni hanno finito per essere attribuite in via emblematica alle Province. La battaglia sull’abolizione delle province ha assunto quindi anche un valore simbolico. Com’è noto la riforma del sistema provinciale è stata una delle questioni centrali del dibattito e dell’attività parlamentare della XVI legislatura.

Allo stato attuale i decreti legge 201/2011 e 95/2012 hanno provveduto ad introdurre l’elezione indiretta dei consigli provinciali, a ridurre il numero delle province e a istituire le Città metropolitane. Ora si tratta di rimuovere l’ostacolo di natura costituzionale che è stata sollevato e che impedisce la definitiva assunzione della riforma. Il dibattito sulle Province ha molto insistito sul risparmio di spesa che deriverebbe da questa riforma. Quantificare i benefici economici è difficile e gli istituti più qualificati, dopo le ipotesi mirabolanti di risparmio che indicavano economie per 15 miliardi di euro, si sono ridotte ad un misero mezzo miliardo di Euro l’anno (CGIA di Mestre).

Quali sono, dunque, gli effettivi benefici conseguibili da una soppressione delle Province? Bisognerebbe formulare buone domande e fornire risposte documentate. Per quanto riguarda la Lombardia la domanda che dovremmo porci è se le funzioni delegate dalla Regione (sviluppo economico, gestione del territorio, formazione professionale, trasporti, etc..) abbiano conseguito risultati migliori o peggiori rispetto ad altri modelli gestionali. È noto per ragioni che abbiamo già avuto occasione di illustrare su questo periodico che la strada naturale per la nostra città sarebbe entrare a far parte in prima battuta della Città Metropolitana, comunque appartenere a quest’ultima, oppure ad un’area vasta provinciale, vorrà dire porsi il problema del decentramento sul territorio delle funzioni attualmente svolte dalle Province.

Saronno potrebbe diventare una città cui demandare una serie di funzioni territoriali, riqualificando il ruolo della città e del suo territorio, oggi depauperato di molte funzioni. Sarebbe saggio, in quest’ottica, prospettare nuove configurazioni istituzionali, come, ad esempio, "Unioni di Comuni", andando oltre la legge che obbliga soltanto le piccole Unioni" (sotto i 5.000 abitanti). Insomma bisognerebbe muoversi verso modelli di cooperazione intercomunale nuovi e diversi dal passato, superando miopie campanilistiche.

La discussione in corso nella Commissione Affari Costituzionali della Camera si è indirizzata verso la riduzione delle materie di competenza, oggi assegnate alle Province. Ciò non vuol dire che spariscono le materie cui sono preposte le province, ma che le funzioni in questione saranno assegnate agli enti più prossimi ai cittadini. Alcuni Enti locali saranno investiti di nuove funzioni.

Saronno e i comuni del Saronnese dovrebbero prepararsi adeguatamente per questo nuovo appuntamento che si colloca grosso modo nella prossima primavera. Soltanto se la classe politica dei comuni dei territori sarà lungimirante potrà non solo migliorare la qualità della vita di tutto il Saronnese, ma si potrà riprendere quel percorso di sviluppo, benessere e crescita degli ultimi decenni, e arrestare il declino.

Giuseppe Nigro
Assessore all’Organizzazione, Comunicazione e Partecipazione

 

 

 

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