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Lavoro, Lavoro, Lavoro

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Articolo in: - Politiche sociali  

Saronno

Valeria Valioni 17/10/2013

Lavoro, Lavoro, Lavoro Valeria Valioni
Un lavoro qualunque: anche mal pagato, anche part time, anche precario, anche in nero... quante volte ormai sentiamo farci questa richiesta da un numero sempre crescente di persone, impensabile qualche anno fa, uomini e donne, giovani e meno giovani, che, nel loro continuo e frustrante peregrinare tra il centro per l'impiego, agenzie interinali, conoscenti, risposta ad inserzioni, hanno ormai inserito una tappa fissa anche presso il Comune (Servizi sociali e Sindaco).
 

A loro dobbiamo dire la verità: che non sta nei nostri compiti istituzionali interagire tra domanda ed offerta di lavoro; che nessun imprenditore, tra i pochissimi che assumono, verrebbe qui a cercare i futuri dipendenti; che il Comune ha l’organico bloccato e non può assumere nessuno.
A tutti cerchiamo di dare la speranza che prima o poi la crisi si allenterà, diciamo loro di non arrendersi, di continuare a cercare. Se la necessità economica è estrema, si assicura un sostegno, parziale e temporaneo, integrando o sostituendo quello che dovrebbe essere un precipuo compito dello Stato: assicurare il minimo vitale ad ogni cittadino.

Nella UE, solo in Italia e Grecia non esiste una misura adeguata di contrasto alla povertà. E intanto, dal 2005 al 2012 la povertà assoluta in Italia è raddoppiata ed ora colpisce un cittadino ogni 12, mentre cresce la disuguaglianza: tra i 30 Paesi OCSE siamo in testa alla graduatoria dei più diseguali (6° posto). Cioè da noi i ricchi sono diventati molto più ricchi ed i poveri, oltre che più numerosi, sono sempre più poveri. Inoltre le nostre misure di welfare sono inefficaci perché disperse in mille frammenti, settoriali, principalmente (80% del totale) gestite centralmente (INPS e dintorni) senza una lettura territoriale dei reali bisogni. L’efficacia delle misure di contrasto alla povertà in Italia è del 20%, la media europea è 35%, in alcuni Stati UE raggiunge il 50%. Cioè per ogni 100 euro che lo Stato Italiano spende per sostenere il reddito dei più poveri solo 20 raggiungono lo scopo. E ciò non per colpa dei “furbi” (falsi invalidi, finti redditi bassi..) che pure esistono ma non condizionano la distribuzione delle risorse in modo rilevante; troppo spesso questi discorsi sono un comodo alibi all’incapacità o alla non volontà di rifondare profondamente un sistema iniquo ed inefficace.

Dal punto di osservazione della realtà chiamato “servizio sociale” si assiste anche ad un altro fenomeno nuovo ed inedito: tante famiglie monoreddito chiedono un sostegno economico. E questi sono i “poveri relativi”, cioè quei cittadini che, pur avendo un lavoro fisso e normalmente pagato, non riescono più a fare fronte, con quella sola entrata, a tutti i costi base della famiglia (affitto, bollette, alimentazione) e sono costretti a cercare un aiuto. A tali famiglie lo stato francese risponderebbe con assegni familiari di entità adeguata (non modestissima come in Italia), mettendo i minori al riparo dalla situazione di bisogno cui un genitore, suo malgrado, non riesce a fare fronte.
Per tutto quanto sopra penso che la parola chiave da qui in avanti in Italia dovrebbe essere: “redistribuzione del reddito”. Oltre alle parole: “ripresa”, “riforme”, “equità”, “lavoro” che tanto spesso sentiamo pronunciare. La necessità di un intervento legislativo con misure di sostegno al reddito minimo è inderogabile. il tema non è più “se” ma “come”: la pressione sui Comuni da parte delle famiglie rimaste prive - o quasi - di mezzi di sussistenza si sta facendo ormai insostenibile.

La politica è chiamata a dare risposte urgenti ad un Paese in cui troppi cittadini possono a buon diritto definirsi poveri.
A margine di queste note un appello. Chi ha un lavoro da offrire, anche modestamente remunerato, anche temporaneo, anche part-time…. sappia che presso i servizi sociali comunali può trovare tante persone che sarebbero felici di presentarsi per la selezione!

Valeria Valioni
Assessore ai Servizi alla persona, Famiglie e Solidarietà sociale

 

 

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