La visita del ministro Kyenge ed il tema dei diritti
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Saronno
Partito Democratico Saronno - Francesco Licata 20/01/2014
Tutto ciò in via pregiudiziale, senza alcuna valutazione sul suo operato quasi come se il problema fosse il paese nativo della ministra o peggio il suo colore della pelle (l'origine congolese è stata infatti il fulcro degli attacchi mossi da Erminio Boso e Mario Borghezio).
Il gioco poi per il neo segretario leghista Salvini è stato semplice, continuare con questa linea spinto anche dal profondo affanno elettorale del suo partito.
Al di là di questi episodi squalificanti, già ampiamente condannati, la gradita visita del ministro nella nostra Città e quindi il riaccendersi del dibatto è funzionale ad alcune riflessioni sul tema dei diritti degli stranieri.
In primis è utile ribadire la distinzione fondamentale tra profughi in fuga da guerre e persecuzioni e chi emigra per ragioni economiche e cerca lavoro in Italia. Ai primi si deve applicare il diritto di asilo previsto dalla Costituzione, dalle norme internazionali e, prima ancora, dal senso di umana pietà e compassione. Ai secondi il criterio dell’utilità per il paese di accoglienza, criterio che in Italia si è tradotto nel sistema delle “quote” di ingresso. Queste hanno certamente dei limiti e dei difetti, e per questo vanno riformate, ma non certo abolite.
Il reale nodo politico in questo momento è l'accesso a diritti sociali come il sussidio di disoccupazione o l'integrazione al reddito, piuttosto che l’accesso reddito minimo (quando il nostro Paese lo prevederà). Questi diritti sono vitali in un momento di crisi ed il criterio di attribuzione dovrebbe essere quello di residenza e di lavoro continuativo in Italia. Tuttavia il centro destra contesta spesso l’accesso degli stranieri all’assistenza sociale quando rimangono disoccupati. Noi invece pensiamo che questi non possano essere trattati a modi di “usa e getta”. La nostra economia ha richiesto delle braccia, sono invece arrivate delle persone e come tali devono essere trattate.
Un'altra riflessione è sulla tesi del tipo “accogliamoli tutti”. Questa non appartiene alla tradizione del Centro-Sinistra, nonostante diversi esponenti di centro destra, in perenne campagna elettorale, si ostinino a sostenere il contrario. La programmazione dei flussi di ingresso è stata introdotta dalla legge Martelli del 1990, poi seguita dalla legge Turco-Napolitano nel 1998 (all’epoca fu votata in Parlamento anche da Rifondazione Comunista), e infine dalla Bossi-Fini.
Una speciale menzione merita anche il reato di clandestinità.
Questo, introdotto nel 2009 con il pacchetto sicurezza del Ministro Maroni, non prevede la pena detentiva, ma un'ammenda, per comminare la quale bisogna istituire un processo. Solo a Milano nel 2012 ce ne sono stati 800, ad Agrigento 2000.
Questo va abolito perché si è dimostrato completamente inefficace nel combattere il fenomeno e, nello stesso tempo, costosissimo per lo Stato. Va infatti pagato il giudice e il difensore d'ufficio che si occupa di difendere l'imputato anche se quest'ultimo non si presenta e non sa nemmeno di essere sotto processo.
Nei fatti, il reato di clandestinità non favorisce nemmeno i provvedimenti di espulsione. Il giudice di pace può sostituire la pena pecuniaria con l'espulsione solo se quest'ultima è immediatamente eseguibile cioè se l'imputato è presente ed in possesso di documenti che attestino il Paese di provenienza.
Da ultimo, ma non ultimo, secondo le ultime stime della Caritas in Italia sarebbero presenti circa 330mila irregolari. Quanti di questi sono dediti ad attività illegali o criminose?
Buone riflessioni a tutti!
Partito Democratico Saronno - Francesco Licata
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