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Essere scuola. Tra insegnare ed educare

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Articolo in: - Libri  

Saronno

W. Brandani e M. Tomisich 09/09/2013

Essere scuola. Tra insegnare ed educare W. Brandani e M. Tomisich
Come spieghi cos'è la scuola a un'intelligenza superiore? (Elliot nel film E.T. di S. Spielberg)
"La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi" (art. 34 Costituzione italiana).
 

Essere scuola. Tra insegnare ed educare
Di W. BRANDANI e M. TOMISICH

Ed. UNICOPI

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La scuola svolge da sempre sia un’azione culturale ma anche, come indicato nella Costituzione, una funzione educativa cercando di offrire pari opportunità e d’intervenire nelle situazioni di svantaggio affinché tutti gli alunni possano “raggiungere i gradi più alti degli studi”.

Eppure questa funzione educativa negli ultimi anni sembra essere sempre meno riconosciuta, anche dalle varie politiche ministeriali che, nell’ottica di “eliminare gli sprechi”, non hanno previsto di reinvestire, per la scuola stessa, le risorse recuperate, promuovendo progetti, servizi e attività di sostegno all’apprendimento.

Così si assiste ogni giorno a un impoverimento della scuola, che sta di fatto perdendo il suo ruolo di significativa agenzia educativa.

Questa mancanza di riconoscimento educativo e culturale favorisce uno spostamento dell’attenzione dal tema scolastico verso altre priorità, contribuendo a delineare un profilo periferico della scuola nella vita sociale; tali fenomeni hanno inoltre concorso a produrre negli insegnanti una crisi che investe il significato profondo della loro identità professionale, spesso percepita come priva di senso.

Sembra tuttavia importante riportare costantemente l’attenzione sul fatto che:
– non ci può essere scuola senza un progetto educativo e tanto più nelle situazioni in cui diventa necessario sostenere il percorso degli alunni più in difficoltà;
– non ci può essere scuola che non si prenda cura di tutti i suoi alunni, anche degli alunni più “difficili”: “se si perde loro [i ragazzi più difficili] la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati” (Milani, 1967).

 

 

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