L'estate senza birrettina fredda del Comune di Saronno
Articolo in: - Editoriali
Saronno
Lentiacontatto 31/07/2013


Spropositato il rapporto, il peso tra i due fatti, tanto che il primo, nella contemporaneità degli avvenimenti, ha completamente oscurato il secondo. Anche perché mentre il PGT è stato oggetto a più riprese di discussioni e anche aspri scontri tra le forze di maggioranza e in Consiglio Comunale, il secondo è stato licenziato dopo solo un passaggio in giunta, con l’attenzione tutta rivolta al PGT.
Però ambedue ci danno la perdita di senso e di valore del percorso di questa amministrazione. Sul Pgt ho già riportato il Comunicato di Sinistra Saronnese e l’intervento di Angelo Proserpio, prima delle sue dimissioni da consigliere comunale. Qui vorrei spiegare la mia contrarietà profonda al secondo che pur nella sua marginalità sembra denunciare, se fosse possibile, una logica “conservatrice e subalterna” addirittura peggiore.
L’ordinanza, che credo tutti conosciate, vieta il consumo di bevande alcoliche, nelle strade, piazze, giardini o parchi pubblici; gli agenti di polizia locale e delle forze dell’ordine sono chiamati a farla rispettare con il pagamento “in via breve” di una multa di 100 euro.
Questo contestualmente all’apertura estiva del bar nei giardini di Villa Gianetti, comunali, e del chiosco nei giardini di Casa Morandi… E di fatti l’ordinanza precisa che il divieto esclude i “plateatici” concessi a chioschi e pubblici esercizi.
Quindi la lattina di birra comprata e bevuta sui tavolini all’aperto di uno dei bar di piazza Libertà o nei giardini comunali diventa, solodieci metri più in là, su una panchina comunale o all’ angolo della stessa piazza, illegale, multabile.
Ciò che può essere comprato per 40 centesimi a un qualsiasi “iper” e consumato in compagnia al fresco degli alberi è multabile, ciò che invece viene comprato e consumato nello spazio “privato” necessariamente ad almeno 3 euro e 50 non lo è più…
Qual è la logica ?
Per provare a capirla bisogna andare a leggere le premesse contenute nell’ Ordinanza.
“Ritenuto che il consumo di bevande alcoliche in spazi pubblici cittadini in particolare se operato da persone inoperose e nullafacenti ha generato una situazione di degrado ambientale…”
Ora considerando ovvio che, in genere chiunque, in qualunque posto, beva una birra e si intrattiene con altri a chiacchierare sia, in quel momento, inoperoso e nullafacente, si direbbe che l’ordinanza consideri qui l’inoperosità e il nullafacente come status sociale.
È indubbio che episodi di degrado, lattine per terra nei giardini, sporcizia ed altro ci siano stati e probabilmente ci saranno, ma perché non sanzionare questi comportamenti e sanzionare invece il consumo di bevande alcoliche ? Perché non utilizzare le norme del regolamento urbano e del codice civile che già esistono e che tutelano la “cosa comune”?
Perché poi attribuirli, sotolineandolo, necessariamente ai nullafacenti ?
Ma soprattutto perché non adottare una strategia di controllo sul territorio che al posto di un’ ordinanza “Borbonica” non applichi il criterio della prevenzione e del controllo ?
Si perché l’altro aspetto, questo si degradante per l’idea stessa di amministrazione pubblica, di questo modo di procedere è che una volta emessa l’ordinanza la si applica con la dovuta discrezionalità. Finita casomai l’emergenza, in cui i vigili fanno qualche presenza in più sul territorio, il controllo sparisce… Ma tu suddito sai che avrai un motivo in più per temere, dovrai tener gli occhi bassi e perdere un altro pezzetto della tua libertà…
Chiunque anche il più educato dei cittadini, gli operai rumeni che la sera si intrattengono nei giardini sotto casa mia con la loro birra a chiacchierare dopo il lavoro, le famiglie sudamericane che animano i giardini dell’aquilone il sabato pomeriggio… Tutti sono potenzialmente in torto, sudditi e non cittadini.
Ma tu suddito hai da temere… non l’ avvocato, l’ ingegnere, il dottore che con la stessa lattina di birra in mano, solo più fresca e più costosa, si allontana di quei fatidici metri dal tavolino del bar per ritrovarsi a bere alcolici in una pubblica strada. Probabilmente lui no…
C’è la regola, draconiana, c’è la discrezionalità… L’importante è che chi deve temere, tema la sanzione.
L’ importante è che i nullafacenti inoperosi, disoccupati, giovani precari senza una lira in tasca, marginali o clochard si debbano nascondere agli occhi della città perbene.
Ed ecco la logica spietata di questa ordinanza: ciò che è permesso alla gente “bene” non è permesso agli altri:
È tutta lì: “in particolare inoperosi e nullafacenti”.
È inquietante perché indica in modo esplicito la sua matrice di “classe”, si sarebbe detto una volta.
A loro si attribuiscono i problemi di degrado ambientale, non ai costruttori, speculatori, faccendieri, bempensanti che hanno reso e rendono questo paese invivibile…
Proprio lì, da dove questa ordinanza ha preso le mosse. Da Piazza De Gasperi, un non luogo urbano, una terra senza confine al centro della città, nata rispondendo solo ed esclusivamente alle necessità della speculazione edilizia, alla valorizzazione dei suoli, gestita dai vari governi democristiani del passato.
Ma noi abbiamo dimenticato, siamo pronti a dimenticare e con l’ultimo PGT abbiamo già riconfermato la priorità della rendita immobiliare, la rivalutazione dei suoli come bussola su cui continuare ad amministrare senza discontinuità alcuna con il passato.
Tanto ci saranno sempre, e forse di più, dei “nullafacenti inoperosi” su cui rivalersi un domani.
Forse, andando ad ascoltare le parole di Don Gallo, caro Luciano, spero tu comprenda come anche una banale "ordinanza" nasconda alle volte delle scelte di campo importanti, oltre ad una idea di città.
Dario L.
http://lentiacontatto.wordpress.com/2013/07/31/l-e#...]